Negli uffici dell’azienda riecheggia ancora la domanda del fondatore, un invito a essere protagonisti del proprio lavoro e realizzarsi ogni giorno. Una cultura aziendale che oggi il People Care di Teddy si impegna a mantenere viva dialogando con le istanze delle nuove generazioni e un mondo del lavoro in costante mutamento.
Nell’epoca delle grandi dimissioni, della revisione delle priorità esistenziali dei lavoratori (prima il benessere poi la carriera) c’è un luogo nelle aziende che ha assunto e sempre di più assumerà un ruolo strategico per il presente ed il futuro di ogni organizzazione. Stiamo parlando delle risorse umane, struttura oggi impegnata in una doppia sfida: individuare, attrarre talenti ma anche creare percorsi capaci di coinvolgere i nuovi ingressi, rendendoli parte integrante e attiva di quell’organismo vivente che rappresenta ogni struttura organizzativa. Negli ultimi anni sono stati diversi gli sforzi e le strategie messe in atto dalle aziende per accogliere il nuovo grido della forza lavoro nella consapevolezza che il benessere di ciascuno, la soddisfazione personale produce valore.
Fin dagli inizi, in Teddy, il seme di questa visione era già stato gettato dal suo fondatore, Vittorio Tadei, uomo e imprenditore che sapeva scommettere sulle persone e investirle di responsabilità. Prima ancora delle competenze era la passione quella che cercava, quel fuoco interiore che spinge a essere protagonisti del proprio lavoro, non meri esecutori. Oggi a distanza di decenni, la Teddy non è più solo un’azienda familiare ma una multinazionale, tuttavia questo stile non si è disperso ma è ancora presente. A raccontarlo è Andrea Prosperi, direttore del settore People Care dell’azienda. “Non c’è una parola unica per descrivere la nostra cultura aziendale, ma sicuramente il nostro è un ambiente di lavoro che ha la caratteristica di favorire la realizzazione personale, intendendo il lavoro come una sfida e non un fatto da scontare quotidianamente”.
Un valore tanto grande quanto prezioso e che ogni giorno richiede di essere alimentato e protetto avendo sempre come punto di osservazione la persona, il suo potenziale e desiderio di scoperta. In questo senso è di grande aiuto un’impostazione aperta e flessibile che permette la costruzione di carriere contaminate. “I percorsi professionali - spiega ancora Prosperi - possono essere sorprendenti e trasversali e le opportunità di crescita interna sono molteplici. Abbiamo tante esperienze di colleghi che hanno visto un'evoluzione del loro ruolo negli anni. Nella realizzazione di sé è contemplata l'acquisizione di competenze nuove, ma anche la scoperta che quello che ci interessa potrebbe essere qualcosa di diverso e di nuovo da quello che avevamo pensato inizialmente”. Dunque la possibilità di cambiare percorso, giungere su territori inesplorati, arricchire il proprio bagaglio esperienziale e professionale è certamente un fattore di attrattiva che valorizza il talento del singolo senza limitarlo in schemi troppo rigidi. Così come fattore di attrattiva e di sicurezza è la trasparenza e la chiarezza nell’indicare un percorso con le sue potenziali svolte e destinazioni. Da questo punto di vista l’azienda ha messo in atto da qualche anno i Piani di Crescita che sin dal primo colloquio vengono presentati ai candidati per consentir loro di ragionare su quelle che sono le opportunità di oggi ma anche quelle di domani in termini di accrescimento delle competenze e benefit.
A ogni modo la soddisfazione, l’aspettativa del singolo rimane al centro dell’azione del People Care di Teddy che nei prossimi anni si troverà ad affrontare sfide sempre più grandi come la diminuzione della forza lavoro che secondo alcuni studi vedrà nel 2035 cinque milioni di unità in meno. “Se una risorsa è rara diventa più difficile trovarla e se la trovi diventa fondamentale trattenerla. Su questo punto noi abbiamo una vision molto chiara e forte, il Sogno che fa da collante tra l’azione singola e lo scopo dell’azienda. Le persone sentono di partecipare alle finalità ultime dell’organizzazione e non vivono il lavoro come qualcosa di contingentato, fine a se stesso. Possono connettere il proprio sogno, aspettative professionali e familiari a quello dell’azienda e in modo più o meno consapevole contribuire alla sua riuscita”.
Infine, ultimo elemento di attraction, soprattutto per i più giovani, allergici a gerarchie e strutture è l’estrema informalità che si respira in azienda. “In Teddy anche solo dopo qualche mese l’ultimo arrivato ha la possibilità di parlare alla pari ed esprimere le proprie opinioni con l’amministratore delegato.” Una cosa che potrebbe sembrare paradossale ma che nell’ecosistema dell’azienda riminese è possibile. Un po’ perché il dna romagnolo non si cambia e un po’ perché c’è una tradizione ingombrante, impossibile da cancellare. Fino a quando è stato presente in azienda infatti lo stesso Vittorio non si stancava mai di rivolgere la parola all’ultimo arrivato per domandargli con grande sorpresa di quest’ultimo: “E tu come la vedi?”.