L’estetica è sempre più protagonista dei nostri racconti, ma cosa ha da dire la moda?
Quanti sono i like che mettiamo in una giornata? Navigare sui social è ormai molto più di una diffusa abitudine, le piattaforme sono diventate uno spazio di informazione, di confronto, di conoscenza e sono uno strumento utile ed imprescindibile per chiunque abbia qualcosa da raccontare. La contemporaneità ha aperto attraverso i social uno spazio infinito in cui anche le storie più lontane sono diventate accessibili, e soprattutto sono interrogabili.
Un post è più di un’immagine, quelle iconcine così familiari sono effettivamente un ponte diretto tra il contenuto e il suo pubblico e grazie a quel varco, a quello spazio creato dall’icona, siamo in grado di dialogare con personaggi, persone appartenenti ad una stessa community, con brand e volti celebri. Ma, prima ancora di cliccare sulla nuvoletta che identifica la possibilità di iniziare una conversazione, c’è un passo che tutti siamo chiamati a fare: mettere un cuoricino.
Cosa vuol dire un like?
In estrema sintesi, il significato di un cuoricino, di un like, è molto semplice: con un gesto veloce stiamo dicendo sì a quel contenuto, e più volte lo facciamo, più quel contenuto ha la possibilità di viaggiare e incontrare nuove persone che, a loro volta, potranno decidere se offrire la propria approvazione o passare al prossimo post.
Il like però ha un ruolo diverso o meglio, può assumere un ruolo diverso.
Il modo in cui gli utenti esprimono le proprie preferenze costruisce ciò che effettivamente apparirà sui social, il contenuto virale per intenderci, è quello che conquista più cuoricini, più commenti, più visualizzazioni: più spesso diamo la nostra opinione, più spesso diamo il nostro assenso, più volte quel contenuto sarà prodotto e riprodotto.
Il meccanismo di per sé non intende altro che farci felici e proporci il più possibile quello che incontra il nostro gusto. Ma in questo contesto, come si inserisce la diversità? Dove possiamo trovare l’originalità, l’autenticità e soprattutto qualcosa di davvero nuovo?
Per nostra fortuna, per quanto il web e il mondo dei social abbiano costruito strutture apparentemente inattaccabili, le persone avranno sempre l’ultima parola e in molti nel tempo si sono posti queste domande creando così uno spazio di autenticità anche in un contesto che sembrava ormai affollato dalla ricerca spasmodica della perfezione.
A lungo sui social è sembrato impossibile invecchiare, mostrare corpi e vite reali, trasformando il racconto autentico della quotidianità di ciascuno in una versione patinata disegnata a tavolino. Non solo, quanto spesso il numero di like ha determinato il valore di una storia? Bene, a tutto questo, il pubblico dei social ha detto basta.
Basta con l’ossessione di piacere, basta con le vite costruite, basta con la perfezione stucchevole. Le persone, quelle vere, sono molto più interessanti, le loro storie conquistano più dei filtri: ed ecco che a Sanremo arriva Lucio Corsi che “voleva essere un duro” e invece va all’Ariston con le scarpe firmate da Andy, il bambino protagonista di Toy Story, ma arrivano anche i “Cuoricini” dei Coma Cose, che mentre vanno in cerca di “uno slancio di modernità” si perdono nei like che tolgono il gusto di “sbagliare tutto”.
Perdere il gusto di sbagliare vuol dire perdere l’opportunità di imparare, di crescere e di scoprire qualcosa di nuovo. E dentro un algoritmo che continua a proporci quello che già sappiamo, noi abbiamo deciso di puntare su qualcosa di imprevedibile: una storia fatta di persone.
Spesso nel mondo della moda sentiamo parlare di stile senza tempo, la moda passa, dicono, ma lo stile è fatto per restare. E non perché non cambi mai, non perché soddisfa e piace a tutti nello stesso modo. Ma perché è realizzato da persone. La creatività umana è il vero ingrediente perfetto dello stile e noi abbiamo scelto di proporre un abbigliamento che vada oltre il like e racconti le persone in modo autentico. Allo stesso modo, abbiamo preferito incontrare il nostro pubblico andando ben oltre la soglia d’attenzione “da social”, perché abbiamo molto da dire e desideriamo condividerlo con voi.
L’idea di bellezza che come Gruppo Teddy portiamo avanti attraverso i nostri capi, passa attraverso il rispetto dell’autenticità di ciascuno: non costruisce storie di perfezione, ma esprime il desiderio di unicità. La bellezza e la diversità camminano insieme e attraverso la moda assumono la capacità di generare stili, mood, sfumature che tracciano da sole la loro strada.
Oltre il like c’è il valore di una storia, fatta di volti, di errori e ripartenze, di incontri concreti e desideri e questa storia ci avvicina più di qualunque cuoricino.
Ma c’è di più: capita a volte che la quantità, il numero di approvazioni che riceviamo attraverso il like possa dare la sensazione di sentirci più sicuri. Proprio come un filtro che nasconde le imperfezioni e sembra fornirci l’immagine migliore di noi stessi. E mentre le grandi aziende tech iniziano ad interrogarsi sui rischi che l’abuso di simili sistemi può innescare soprattutto per le nuove generazioni, noi proviamo a proporre uno sguardo diverso, che invita ad amare chi siamo, amare l’immagine reale di noi stessi, più che l’idea perfetta di come vorremmo apparire. Crescere e migliorare come persone sono entrambi valori che abbracciamo e in questo senso la moda diventa uno strumento utilissimo di conoscenza e di espressione di sé. Ma l’invito è quello di esprimere, con il nostro abbigliamento, un racconto autentico perché è l’unico che possiamo davvero incontrare e che non smettiamo mai di voler conoscere sempre di più.
In quel che noi realizziamo, in quello in cui crediamo, ci mettiamo il cuore.