Il bluff per entrare in Teddy e poi la creazione di un nuovo ufficio per internalizzare la contabilità fiscale: Stefano è un creativo a tutti gli effetti
In Teddy la creatività non appartiene solo a chi disegna le collezioni, pensa il visual delle vetrine o cura l’immagine coordinata dei tanti brand. La creatività sta anche nei posti più apparentemente freddi e impensabili dove a comandare sono norme e numeri e ancora norme che cambiano in continuazione. Stefano Mignani ne è la prova. Quando qualche “creativo” ironizza sulla presunta conformità e monotonia del suo lavoro, si accende e giustamente. Lui stesso è un pioniere che si è dovuto inventare strade alternative per arrivare all’obiettivo prima ancora di firmare il primo contratto con l’azienda dove oggi ricopre il ruolo di direttore amministrativo.
“Il colloquio era andato bene - racconta – Renata Saragoni, una delle primissime dipendenti Teddy che al tempo era a capo dell’amministrazione, mi aveva dato una bellissima impressione: era professionale ma allo stesso cordiale ed empatica. Un modo di essere che successivamente ho scoperto appartenere a molti in Teddy. Comunque, dopo diverse settimane dal colloquio, non arrivava nessuna chiamata ed ero molto dispiaciuto per questo: ero convinto fosse l’azienda giusta per me!”.
Così un giorno, invece di continuare ad attendere, Stefano prende coraggio e decide di dirigersi direttamente in Teddy. Alla portineria chiede di Renata e quando esce le spiega che ha molte proposte di lavoro in ballo e ha bisogno di sapere in fretta una risposta. Presa alla sprovvista Renata indugia qualche minuto e poi gli risponde. “Ok, inizi lunedì”.
Ventisette anni, un passato da calciatore (nel ruolo di mediano, ovviamente) laurea in Economia e Commercio, una grande passione per la contabilità e la fiscalità, Stefano entra in amministrazione sotto la guida di Renata. I primi anni gestisce gli incassi dei negozi degli affiliati e poi la grande opportunità di lasciare il segno guidando un processo importante, l’internalizzazione della contabilità fiscale, fino a quel momento gestita da fornitori esterni. Un progetto lungo che ha richiesto pazienza, studio ed un’immancabile dose di inventiva.
“Anche se ero un giovane inesperto, l’azienda puntò su di me permettendomi di crescere e di sbagliare. Penso che questa sia una delle caratteristiche più belle dell’ambiente Teddy. Non c’è una struttura troppo rigida e gerarchica e in qualche modo l’opinione di ciascuno conta. Ricordo ancora i primi anni quando Vittorio capitava in ufficio e mi diceva ‘ma tu cosa ne pensi di questo?’, ed ero solo un giovane appena arrivato. Difficile rinunciare a un ambiente del genere. Per questo motivo ripeto spesso ai più giovani che magari hanno l’ambizione di crescere, di dare sempre il meglio in ogni situazione del proprio lavoro. Magari ora non c’è lo spazio per mostrarsi, magari più avanti può esserci ed occorre farsi trovare pronti”.