Gli anni ‘90 segnano l'espansione internazionale della Teddy: prima la Spagna, poi l’est Europa. Senza mai dimenticare le proprie radici, il Sogno di Vittorio guida la Teddy in un nuovo capitolo della sua storia.
Il 1991 è stato un anno tumultuoso per Zara, città croata attraversata da un forte vento di guerra scatenato da Belgrado contro le aspirazioni indipendentiste della Croazia. In questo scenario di tensione, Vittorio Tadei, fondatore di Teddy, camminava per le strade di Zara, senza paura del conflitto imminente, convinto che a trionfare sarebbero state la libertà, la pace e la speranza: quest’ultima anche sotto forma di un nuovo negozio di abbigliamento per gli abitanti della cittadina.
Tadei aveva avuto l'illuminazione sulla futura espansione a Est già nel 1989, durante la caduta del Muro di Berlino, che aveva aperto nuove prospettive per l'Europa dell'Est. Riminese DOC, abituato a puntare lo sguardo oltre l’orizzonte del mar Adriatico, Vittorio Tadei era certo che le nuove economie emergenti rappresentassero una grande opportunità per la sua azienda. Dopo trent'anni passati a costruire la Teddy in Italia, era il momento di espandersi all'estero. Con il suo giovane collaboratore, Endrio Marcelloni, Tadei iniziò a pianificare l'espansione in Europa dell'Est.
Marcelloni, che era passato dal fare il fornaio a diventare un manager grazie a Tadei, ricorda quando quest'ultimo gli mostrò una mappa dell'Europa, spiegando che l'Italia era diventata troppo stretta per loro. L'idea era di aprire negozi in franchising in Europa dell'Est per vendere le collezioni invendute in Italia, e nel contempo imparare a conoscere nuovi mercati. Per ogni dieci negozi aperti in Italia, ne avrebbero aperto uno all'estero con il marchio Terranova. La scelta di Zara come prima tappa non fu casuale: oltre alla simmetria geografica con Rimini, c'era anche una sfida implicita nel portare il loro modello di business in una terra appena uscita dal regime comunista e in procinto di entrare in una nuova sanguinaria fase della sua storia: portare un po’ di speranza, di bellezza, di ottimismo.
In realtà, il primo negozio estero della Teddy era stato aperto ad Alicante, in Spagna, lo stesso anno: fu un banco di prova per tutta l’azienda, il cui successo incoraggiò Tadei a proseguire con l'espansione.
Così, nel dicembre 1991, Tadei, Marcelloni e Romano Semprini, amico d'infanzia di Vittorio, partirono da Ancona in traghetto per Zara. Il negozio, di 120 metri quadrati, richiese due giorni di lavoro per essere sistemato. Nacque così un nuovo negozio Terranova che, con i suoi abiti Made in Italy e un arredamento innovativo, rappresentava una novità straordinaria rispetto ai tristi colori del comunismo titino.
Il giorno dell'inaugurazione, il 20 dicembre 1991, mentre il mondo assisteva ai cambiamenti geopolitici con l'Onu pronta a inviare i Caschi blu in Croazia e le dimissioni di Gorba?ëv a Mosca, a Zara si respirava un'aria di attesa e speranza. Marcelloni ricorda vividamente il momento in cui, uscendo dall'albergo, vide una folla enorme in coda davanti al loro negozio. Quel pomeriggio, il primo negozio Teddy in un paese ex comunista incassò 20 milioni di lire, un successo incredibile che si ripeté nei giorni successivi.
Questo successo rappresentò per la Teddy un traguardo significativo e una conferma che il modello di business sviluppato in Italia poteva funzionare anche all'estero. Era un successo impensabile nei primi anni '60, quando Tadei diede inizio a tutto in un negozio di Riccione, e difficilmente immaginabile anche negli anni '70 e '80, quando la Teddy si espanse lungo la costa adriatica e poi in tutta Italia.
L'espansione all'estero, particolarmente in Europa dell'Est, segnò un nuovo capitolo per la Teddy, consolidando il suo approccio innovativo e lungimirante nel mondo del retail. Vittorio Tadei, sempre in anticipo sui tempi, dimostrò che il coraggio di esplorare nuovi mercati e di adattarsi ai cambiamenti poteva portare a risultati straordinari, anche in contesti difficili e inaspettati come quello di una Croazia appena uscita dal regime comunista e sull'orlo della guerra.
Oggi, che la guerra in Europa è tornata ad essere una drammatica realtà, l’insegnamento di Vittorio è più attuale e vivo che mai: non perdere la mai la speranza, quel briciolo di follia e quel tanto di coraggio e visionarietà che soprattutto nei momenti difficili, possono illuminare il buio e indicare un cammino da percorrere.