Dal 2013, una volta al mese, si vive in Teddy una giornata particolare, diversa dalle altre: si tratta del progetto “onboarding”, di cui da più di 10 anni si occupano Veronica Pulga e Giorgia Zurlo.
"L’obiettivo - ci racconta Veronica - è quello di dare ai neoassunti un benvenuto più caldo, nel contesto di una giornata di induction informale, diversa dalle altre, dove si lascia molto spazio alle persone, alle proprie storie; ma si racconta loro anche la storia dell’azienda, delle sue origini, aneddoti sul nostro fondatore Vittorio Tadei, la storia dei brand. Oltre che presentare tutti gli strumenti pensati per i dipendenti e i servizi dedicati alla persona."
Di recente, attraverso il coinvolgimento di Ida Tucci, segretaria della Fondazione Gigi Tadei, è stato introdotto nella giornata un focus sulla sostenibilità e sulla cittadinanza d’impresa, un modo per raccontare a tutti, soprattutto ai nuovi arrivati, la mission sociale dell’azienda.
"Appena li incontriamo - ci racconta Giorgia - rompiamo il ghiaccio chiedendo loro come siano arrivati in Teddy, quale iter abbiano seguito, cosa li abbia spinti a venire qui e ci facciamo spiegare le primi sensazioni in azienda, che siano i primi "mal di pancia" o i primi momenti entusiasmanti: vogliamo far venire fuori le persone, ciò che vivono e ciò che pensano. La risposta dei dipendenti è sempre curiosa perché si tratta di una giornata diversa dalle altre, in cui si creano relazioni nuove, una giornata che arricchisce sia loro che noi."
La modalità informale con cui viene proposta questa giornata aiuta a far emergere la personalità dei nuovi arrivati, a stimolare la propria curiosità e a iniziare quel percorso di consapevolezza comunitaria, di conciliazione tra cultura aziendale e esperienza quotidiana delle persone, fondamentale affinché chiunque possa sentirsi coinvolto e perché si sviluppi il giusto senso di appartenenza.
A questo proposito, Veronica e Giorgia ci raccontano che uno dei momenti più importanti della giornata si vive "già nell'incipit della stessa, quando, come primo passo, viene espresso il Sogno scritto da Vittorio Tadei, ovvero il fondamento della nostra cultura aziendale, il perché profondo dell'azienda; ed è interessante poi chiudere il cerchio, chiedendo ai nuovi assunti quale sia il loro di sogno, cosa li faccia alzare la mattina per venire a lavorare proprio in Teddy. Questa era anche la modalità di approccio tipica di Vittorio: ti parlava come uomo, non come dipendente."
"Spesso infatti - continuano - vengono fuori le passioni delle persone, che non c'entrano necessariamente con il lavoro. In questo senso il lavoro viene interpretato come un pretesto per dire chi sei e per capire se chi arriva da fuori si sente subito integrato nella nostra cultura aziendale; non di rado, infatti, da quella giornata capiamo quale sia l'approccio delle persone non solo al lavoro, ma anche alla vita in generale."
Una giornata, questa, capace di rimanere impressa nella mente e nel cuore dei protagonisti, anche per il suo valore emotivo: "come quando - ci raccontano Veronica e Giorgia - incontriamo ragazze cresciute con il mito di Rinascimento, che le ha accompagnate nel loro diciottesimo compleanno o alla festa di laurea e ora sono riuscite a coronare il proprio sogno di lavorare nel team del brand. Ci fa capire che nulla è scontato e apprezziamo ancora di più il nostro lavoro. O ancora: persone provenienti da culture aziendali completamente diverse, che si sorprendono perché i colleghi si salutano la mattina all’entrata, che hanno piacere nel vedersi, fino ad instaurare un ambiente familiare."
Ma anche momenti di commozione quando vengono presentate le opere sociali in cui è impegnata Teddy: emerge chiaramente il senso di urgenza del dono che muoveva Vittorio e i desideri più intimi delle persone.
"I commenti sono tutti positivi: anzi, ci chiedono di farlo anche prima, perché aiuta a orientarsi nell’azienda. Si tratta, insomma, di un momento molto utile, tanto che ci è capitato di avere nuove richieste di partecipazione da collaboratori che sono qui da tanto tempo. Proprio perché l’esigenza di ricordarci chi siamo, la nostra storia, la nostra cultura, la nostra identità è sentita da tutti ed è il fil rouge della Teddy."