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Retail, comunità e valori: il modello Teddy per il futuro della moda

Cosa significa oggi fare impresa nel mondo del fashion retail? Quali sono le sfide che i brand devono affrontare per rimanere rilevanti in un mercato in continua evoluzione? E soprattutto, qual è il ruolo che giocano i valori in questo scenario? A queste domande ha risposto Alessandro Bracci, presidente e amministratore delegato del Gruppo Teddy, in un’intervista rilasciata a “Italia Oggi”. Le sue parole delineano una visione del business che va oltre il concetto di vendita, abbracciando una dimensione più ampia fatta di appartenenza, comunità e impatto sociale.

07/02/2025
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Negli ultimi anni, il settore del fashion retail ha affrontato cambiamenti radicali, tra innovazioni tecnologiche, nuove sensibilità dei consumatori e sfide economiche globali. C’è chi parla di un settore in difficoltà, ma Alessandro Bracci, presidente e CEO del Gruppo Teddy, nell’intervista rilasciata a Carlo Valentini su “Italia Oggi” offre una lettura diversa: “Il mondo del fashion retail ha ancora tanto da dare, puntando a un’idea della moda che include anziché escludere”. Questa visione incarna i valori fondanti di Teddy, un’azienda che ha sempre cercato di rendere la moda accessibile e, soprattutto, capace di creare connessioni autentiche tra le persone.

Il concetto di inclusione, quindi, non è solo una questione di accessibilità economica, ma si traduce in un modo di fare impresa che valorizza la diversità, che ascolta le esigenze di chi incontriamo e che costruisce un dialogo con il cliente basato sulla condivisione di valori. Non si tratta solo di offrire prodotti, ma di raccontare una storia e di costruire un senso di appartenenza. 

Teddy sceglie la strada di un fashion retail che vuole unire accessibilità e valore, dove il cliente non è solo un consumatore, ma parte di una comunità più ampia. L'inclusione diventa un vero e proprio driver strategico: un modello di moda che "include anziché escludere" significa, infatti, costruire un’esperienza in cui ogni persona possa sentirsi rappresentata, accolta e parte di qualcosa di più grande.

La nostra idea di Retail, dunque, non si esaurisce nella vendita, ma si espande in un ecosistema fatto di persone, collaborazioni e relazioni. La moda diventa uno strumento per connettere, per generare un impatto positivo e per costruire un legame autentico tra azienda e comunità. E proprio questo approccio si rivela oggi una leva competitiva fondamentale: in un mercato sempre più fluido e imprevedibile, i brand che sapranno costruire connessioni autentiche saranno quelli che riusciranno a durare nel tempo.

Un altro tema dell'intervista è quello della sostenibilità, responsabilità fondamentale per qualsiasi azienda che voglia essere competitiva sul mercato. Secondo Bracci, il consumatore di oggi è sempre più attento all’impatto ambientale delle proprie scelte, ma deve anche fare i conti con vincoli economici stringenti: “Ora l’acquisto è condizionato anche da budget di spesa contenuti, in seguito all’alto costo della vita. Questo richiede ai brand la responsabilità di offrire il massimo valore al cliente però mantenendo prezzi accessibili”.

La sostenibilità, quindi, non è solo una questione di materiali o di processi produttivi, ma deve essere affrontata con un approccio più ampio e responsabile, capace di coniugare etica e accessibilità, attraverso scelte concrete e misurabili (come la scelta di aumentare l’uso di fibre cellulosiche e cotone riciclato, materiali a basso impatto ambientale).

Quando si parla di fashion retail italiano, il tema del Made in Italy è inevitabile. Ma cosa significa oggi essere un brand italiano nel mercato globale? Bracci sottolinea come il Made in Italy continui ad avere un grande appeal all’estero, ma evidenzia anche le sfide che il settore deve affrontare: “Il made in Italy ha di fronte sfide competitive che coinvolgono l’intero eco-sistema Paese a partire dal tema demografico e da quello dell’innovazione delle filiere”.

Il punto di forza del Made in Italy non è solo nella qualità manifatturiera, ma anche nella capacità di rinnovarsi, di anticipare le tendenze e di adattarsi ai cambiamenti. Teddy ha scelto di affrontare questa sfida con un’espansione internazionale solida e strategica: “Su 800 punti vendita, quasi il 50% è all’estero, in 39 Paesi. E se aggiungiamo la distribuzione wholesale, i nostri prodotti raggiungono 79 Paesi”. Un modello di crescita che dimostra come sia possibile portare lo stile e la creatività italiana nel mondo senza perdere di vista i valori che ne sono alla base.

Un ulteriore aspetto di fondamentale importanza per il futuro del fashion retail, è il rapporto tra negozi fisici e vendite online. Se un tempo si pensava che l’e-commerce avrebbe soppiantato il retail tradizionale, oggi è chiaro che la sfida è quella di integrare i due mondi in un’esperienza omnicanale. “Il business è ormai omnicanale, con al centro ovviamente il cliente che va accolto sia nei negozi fisici che in quelli online e accompagnato in un percorso di soddisfazione”, afferma Bracci.

Questo è uno degli elementi caratterizzanti il modello Teddy: non considerare digitale e retail come due realtà in competizione, ma come due elementi complementari. Circa l’80% delle vendite avviene anche grazie a un contatto digitale, ma il negozio fisico rimane un punto di riferimento insostituibile per il cliente. L’obiettivo è costruire un’esperienza che sia fluida e coerente su tutti i canali, mettendo sempre al centro il valore della relazione.

Ma ciò che rende davvero unico il modello Teddy è il modo in cui l’azienda concepisce il proprio ruolo nella società. Per noi, fare impresa, non significa solo generare profitti, ma creare valore per la comunità. Questo approccio affonda le radici nella storia del nostro fondatore, Vittorio Tadei, e trova una delle sue espressioni più concrete nel progetto Cittadinanza d’Impresa: “Intende creare una comunità aziendale sensibile ai bisogni degli altri, con particolare attenzione ai giovani e all’inclusione delle persone fragili nel mondo del lavoro”, chiarisce il nostro amministratore delegato.

Teddy non si limita a sostenere progetti sociali, ma coinvolge attivamente i propri collaboratori, permettendo loro di proporre iniziative per le realtà sociali con cui sono personalmente legati. In questo modo, il valore della solidarietà diventa parte integrante della cultura aziendale, trasformando il luogo di lavoro in uno spazio di crescita non solo professionale, ma anche umana.

 

 

 

Quello che emerge dalle parole di Alessandro Bracci è una visione dell’impresa che va oltre il concetto di vendita. Teddy dimostra che è possibile coniugare competitività e responsabilità, innovazione e tradizione, crescita e attenzione alle persone.

La moda, in questa prospettiva, non è solo un settore economico, ma un linguaggio attraverso cui esprimere valori, costruire comunità e generare un impatto positivo. Ed è proprio questa capacità di unire business e senso di appartenenza che ci rende un modello da osservare con attenzione nel panorama del fashion retail.

Qui l’intervista completa.