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TEDDY500STYLE

12/12/2018

I 40 anni in Teddy di Renata Saragoni: "Tutto quello che è cambiato e quello che non è cambiato mai"

40 anni nella stessa azienda. Renata, direttrice amministrazione, racconta cosa è cambiato in Teddy e cosa invece non è cambiato mai, sottolineando che “quello che fa la differenza ogni giorno è lavorare per essere contenti. E non essere soli!”

Lo scorso 1 dicembre non è stato un sabato qualunque per Teddy, ma una data speciale: il 1 dicembre del 1978, infatti, è stato il primo giorno di lavoro in Teddy di Renata Saragoni, direttrice Amministrazione e Servizi generali.

1978 – 2018: 40 anni. 14.400 giorni. 345.000 ore. Una vita!
Un bagaglio ingombrante, che Renata porta però con leggerezza: caschetto biondo, occhi stretti in un sorriso, pelle ambrata ed energia da vendere.
Renata è l’anima pop della Teddy, un po’ Miranda Priestley un po’ Raffaella Carrà, nella testa mille impegni, riunioni, numeri, ma soprattutto nel cuore tante persone.
Nel suo frenetico spostarsi da un ufficio all’altro, trova un’ora per fermarsi a raccontare e a riflettere su questi 40 anni.

Avevo 19 anni quel 1 dicembre, tutto è iniziato con il colloquio con il fondatore di  Teddy Vittorio Tadei. All’epoca ero fidanzata con un ragazzo che aveva una pensione al mare, ma non avevo intenzione di fare l’albergatrice. Lavoravo da quando avevo 12 anni, avevo una gran voglia d’indipendenza! Ho incontrato Vittorio nel momento perfetto: io avevo fame di costruire qualcosa e la Teddy era ancora tutta da fare.”

Renata affianca Vittorio nell’organizzazione e soprattutto nella produzione. “Ho iniziato a mettere mano prima ai costi di produzione, agli ordini, agli ingrossi. Dopo è arrivata la contabilità.

Come ogni grande storia d’amore, c’è la tentazione. In questo caso, precocissima: a Renata viene subito offerto un posto in banca. Accetta, spiega a Vittorio la sua scelta, saluta tutti, ma dopo 3 mesi dietro a una scrivania in Unicredit torna in Teddy. No, l’impiegata di banca non è la sua strada.

Sono tornata immediatamente in Teddy, che all’epoca era in via Molise. Non c’erano bolle, fatture, si faceva tutto a mano fino a spiegare ai fornitore come farle! Non tornavamo mai a casa prima delle 9 di sera, nel tempo abbiamo imparato ad essere più efficienti.”

Quest’anno in Teddy si parla molto di cambiamento e innovazione. Ti sembra strano? Quante volte hai aiutato la Teddy a esplorare e tentare dei cambiamenti?
No, non mi sembra strano, perchè lo richiede il momento storico e non è la prima volta. In 40 anni Teddy è cambiata costantemente. Anzi, è cresciuta proprio perché ha dovuto affrontare dei cambiamenti continui. Forse il più importante è stato nel 1988, eravamo già tra i leader in Italia ed in Europa nel mondo degli ingrossi. Tadei ci disse “O cresciamo, o moriamo”: aveva una visione più ampia, sapeva che se ci fosse stato un problema in quel settore avremmo rischiato grosso. Così è nata l’idea del marchio Terranova e di aprire la nuova strada del retail. All’inizio era solo una gamba in più al tavolo, per essere più stabili. Poi è stato un cambiamento epocale!"

Raccontacene ancora un altro.
"Anche nell’ingrosso abbiamo dovuto cambiare, inventarci cose nuove: noi abbiamo sempre avuto un’idea di filiera. Sapevamo che potevamo crescere solo se crescevano anche i nostri fornitori. Subito dopo la nascita di Terranova però non potevamo pagare i nostri fornitori dell’ingrosso subito, avevamo necessità di dilazionare i pagamenti perché dovevamo sostenere la crescita del nuovo brand, con l’apertura dei negozi e tutto. Per venire incontro a loro, ci siamo accordati con le banche, che di noi si potevano fidare, affinché concedessero dei finanziamenti ai nostri fornitori: loro ricevevano i soldi dalla banca subito, noi li restituivamo alla banca in 120 giorni. Così siamo potuti crescere noi e soprattutto loro!”

Solo cambiamenti grandi o anche piccoli?
Piccoli, ma decisivi. Come nei primi anni ‘90 quando in Teddy iniziava a emergere un po’ di disordine negli acquisti. Nessun tracciamento, poca chiarezza. “Abbiamo iniziato a riunirci in un po’ per affrontare il problema. Ci chiamavano “i carbonari!” Siamo andati da Vittorio con un paio di soluzioni, spiegando i problemi nel processo, e così è nato l’Ufficio Acquisti. Le innovazioni nascono da chi è in prima linea, che nota più facilmente sia i problemi che le soluzioni!

Ci sono stati momenti duri?
Tanti! Ricordo momenti di fatica, rabbia, ma anche tanta unità. Eravamo, e siamo, una famiglia. Io sono arrivata prima, ma non sono mai stata da sola: fa la differenza al lavoro non essere soli! E anche questo ci ha fatto cambiare, nel tempo siamo diventati più attenti e precisi ”

Scontri?
“Migliaia! Senza confronti e scontri come cresci? Io con Tadei non lasciavo mai perdere. Succedeva che proponevi una cosa e lui capiva che era importante solo uno o due anni dopo. Poi veniva da te e ti sgridava: “Perchè non me l’hai più riproposta?!” Le discussioni, i confronti ci hanno aiutato a crescere, come persone prima e come colleghi poi. Mi vedi così buona e gentile, ma ricordo fuoco e fiamme per i corridoi con i miei colleghi!”

A chi ha iniziato a lavorare da poco, 40 anni in un’azienda fanno paura solo a pronunciarli.
“Certo, ma non bisogna averne: per me in 40 anni non c’è stato un giorno uguale all’altro. Perchè ogni anno cambi anche tu, i tuoi desideri, i tuoi valori. Non bisogna mettersi in discussione e faticare “solo per l’azienda”, devi farlo perchè ne guadagni tu, cresci tu. La crescita della Teddy è una conseguenza. Dopo qualche anno che lavoravo qui ho iniziato a chiedermi “perchè lo faccio? perchè alzarmi dal letto e venire qui tutte le mattine?”. Per me la risposta era chiara allora ed è chiara adesso: voglio tornare a casa contenta."

Hai raccontato di tanti cambiamenti. Cosa invece, in tutti questi anni, non è cambiato mai?
(Risponde dopo qualche secondo di riflessione, con uno sguardo acceso, vivo)
“Per me c’è sempre stata, e non è cambiata mai, la certezza che è giusto che questa azienda esista, tra alti e bassi, difetti e pregi. Che, alla fine, ha senso tutto quello che facciamo. Il Sogno della Teddy, è stato scritto sulla pietra da qualche anno, ma c’è sempre stato, anche nei primi giorni che sono arrivata in Teddy: era quello il suo scopo. E questo non è mai cambiato.”

Tra i mille progetti di questi 40 anni, quale ti è piaciuto di più?
Quello a cui sono più legata è “il bilancio degli intangibili”, perché ancora ho forte il desiderio di dare una mano alle persone, di mantenere il clima buono. Mi piace tanto lavorare con i giovani, mi piacerebbe tornare a stare di più con loro, dedicando questi ultimi anni in azienda ad aiutarli nei momenti difficili al lavoro, a dare visione, a non lasciarli da soli. Ad esserci, in poche parole. Appena arrivata in Teddy, ero un po’ il punto di riferimento in questo senso. Credo che ce ne sia di nuovo bisogno! Sarebbe un po’ una chiusura del cerchio, pensandoci.”

E pensare che questi sono solo i primi 40 anni di Renata… Chissà i prossimi 40!
Tanti auguri di cuore Renata da parte di tutta la Teddy!

 

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