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08/01/2024

Elogio della follia

“Invano bussa alla porta della poesia chi è sempre padrone di sé”. “Non c’è mai stato un grande ingegno senza un granello di follia”. Queste due frasi, rispettivamente di Platone e Aristotele, chiariscono bene il ruolo che giocano la follia, l’inquietudine, l’anticonformismo, la capacità di vedere oltre, negli uomini che nella storia lasciano il segno. Il pensare fuori dagli schemi ha caratterizzato anche la vita di Vittorio Tadei, a partire dalla scelta del management aziendale e dalla definizione della cultura aziendale (qualcosa che si avvicina ai misfits di Steve Jobs), consapevole che solo con un briciolo di follia avrebbe realizzato il grande Sogno di Teddy. Pensare fuori dagli schemi è una costante valida nell’arte come nell’imprenditoria visionaria e la parabola esistenziale del fondatore di Teddy ne è un esempio.

 

Omologarsi o meno agli schemi è una questione emersa a partire dal 1964, quando Umberto Eco pubblica “Apocalittici e integrati”, una delle sue opere più importanti. I termini che compongono il titolo si riferiscono ai due modi opposti di confrontarsi con la nascente società dei consumi e con la sua mentalità, definita “cultura di massa” dal semiologo, espressa anche dai nuovi mezzi di comunicazione di massa. In questa contrapposizione, un uomo come Vittorio Tadei si inserirebbe senza dubbio nel gruppo degli apocalittici, di chi rifiuta di integrarsi in un sistema precostituito e cerca al contrario di esercitare il suo pensiero critico, di guardare la realtà con il suo unico punto di vista e di restituire agli altri il proprio significato. Tadei non si è accontentato di seguire le orme professionali del padre, non ha fatto gli studi che gli altri si aspettavano facesse, ma si è lasciato guidare dal suo sogno creando qualcosa di nuovo, partendo da zero: un luogo dove chiunque possa trovare il suo posto ed esprimere la propria identità.

 

 

A ben guardare, apocalittici sono tutti quelli che non si accontentano dello “status quo” che viene imposto altrove, che si interrogano sulle ragioni ultime che devono o dovrebbero guidare la propria azione, a prescindere da quello che gli altri immaginano sia giusto, che alzano lo sguardo per mirare altrove, dove la maggioranza non sa guardare. Questa è la visione: un’attitudine esistenziale, rara e difficile, quanto determinante per coloro che vogliono lasciare un segno indelebile, uscire dagli schemi del conformismo, battere strade sconosciute, sfidare il mondo. 

Vittorio Tadei, con la sua esperienza professionale e personale, ha dimostrato di essere un visionario, di non accontentarsi di quello che aveva ma di costruire qualcosa che durasse nel tempo, come effettivamente è stata la sua Teddy, azienda che esiste da oltre sessant’anni. Per costruire questo sogno, Tadei ha usato un metodo alternativo: nella fase iniziale, dalla fondazione degli anni Sessanta agli anni Novanta, non ha puntato su manager laureati, ma su un gruppo di giovani variegato ed eterogeneo, formato da ex fornai, venditori ambulanti, ragionieri, tutte persone accomunate dalla fame, dalla lealtà nei confronti di Vittorio e soprattutto da una stessa predisposizione esistenziale ad essere unici. E questo è stato reso possibile dalla capacità di Vittorio non solo di guardare le cose e le persone, ma di vederne la vera essenza.

Vengono in mente i misfits (anticonformisti, fuori luogo), di cui parlava Steve Jobs negli anni Novanta, mentre lanciava il nuovo slogan della Apple “Think Different”: “Lo dedichiamo ai folli. Agli anticonformisti. Ai ribelli. A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Quelli che non amano le regole e non hanno rispetto per lo status quo”. 

 

 

Un vero e proprio manifesto del pensiero critico e dell'anticonformismo, che contiene il senso del memorabile monito del giugno 2005, nel discorso ai neolaureati di Stanford: “Siate folli. Siate affamati”. Questo invito è l’eredità spirituale che ha lasciato uno degli uomini più influenti e rivoluzionari del Novecento. La follia diventa dunque uno strumento per pensare in maniera diversa e originale. Non va intesa come negazione della ragione, ma nella definizione che ne dà Erasmo da Rotterdam nel suo “Elogio della Follia” (1511): è l’alterazione momentanea della ragione, la disposizione spirituale e intellettuale a cercare verità al di là della realtà contingente, è la molla esistenziale per uscire dagli schemi troppo rigidi della ragione, che rischiano di scadere nel conformismo. E dal conformismo niente può nascere e nulla di grande può essere generato.

L’opposto della follia è il conformismo: per come lo hanno descritto Pasolini in numerosi discorsi, interviste e scritti e Moravia ne “Il conformista” (1970), è nemico delle idee. Secondo Pasolini, il conformista per eccellenza è chi, davanti all’incertezza, la evita emotivamente per continuare a stare nella comfort zone, per non farsi disturbare. Preferisce così accontentarsi della certezza che gli viene offerta dall’omogeneità della società, si adegua agli schemi e per questo motivo viene accettato dagli altri. Diventa un atteggiamento difensivo, “una testarda certezza degli incerti”, per citare un’ illuminante definizione pasoliniana. Il conformista davanti a un atteggiamento opposto o diverso da quello che ritiene opportuno, si scandalizza, perché non capisce le cose o non le vuole capire o semplicemente perché non ha il coraggio di essere al posto di chi crea scandalo. 

Oltre gli schemi, oltre quello che la società si aspettava da lui, Vittorio è stato un grande anticonformista, e ha avuto il coraggio di farsi guidare dal suo Sogno e da un’inquietudine esistenziale che lo ha portato a pensare e agire fuori dalle righe, dove il gregge non guarda e non pensa, dove creare scandalo significa semplicemente non omologarsi al pensiero dominante, non diventare “Il Conformista” di cui cantava Gaber: 

"Il conformista è uno che di solito sta sempre dalla parte giusta e quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire, forse da buon opportunista si adegua senza farci caso e vive nel suo paradiso.
Il conformista è  un uomo a tutto tondo che si muove senza consistenza. 
Il conformista s’allena a scivolare dentro il mare della maggioranza.
È un animale assai comune che vive di parole da conversazione. 
Di notte sogna e vengon fuori i sogni di altri sognatori. Il giorno esplode la sua festa che è stare in pace con il mondo. 
E farsi largo galleggiando il conformista. 
Il conformista è il risultato di una specie che vola sempre a bassa quota in superficie. 
Poi sfiora il mondo con un dito e si sente realizzato. Vive e questo già gli basta”.

 

E' possibile scoprire la storia imprenditoriale ed anticonformista di Vittorio Tadei nel libro "Il Socio di Minoranza", di Marco Bardazzi e Marco Lessi, disponibile su Amazon!

 

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