belong to world
White Lotus mania, puntare al successo è giusto?
Quando le serie tv raccontano il potere, il successo e il relativo lato oscuro, conquistano il pubblico. Ma cosa vuol dire davvero avere successo? Negli anni, il percorso di Teddy ha mostrato una strada diversa, ma possibile, ribaltando il significato del successo.

La White Lotus mania è un fenomeno che abbraccia il mondo delle serie tv e del lusso quanto quello del marketing: per chi non avesse troppa familiarità con lo show di Mike White, The White Lotus è una serie che mette in primo piano le persone di potere. La catena di hotel di lusso, White Lotus appunto, accoglie di stagione in stagione gruppi di turisti della classe privilegiata, facilmente identificabili per la loro dubbia moralità. Lo show viaggia per estremi, una sorta di noi vs tutti gli altri: gli ospiti dell’hotel in paragone con i dipendenti delle strutture, i professionisti con cui si interfacciano, ognuno arriva in location da sogno con la propria storia e fatica e con i propri scheletri nell’armadio.

Addio al mondo patinato del lusso, Mike White mette in luce il lato oscuro del potere che, nella sua visione, per essere raggiunto, implica un patto con il diavolo in stile Faust. La domanda sottesa è: cosa sei disposto a fare, a cosa saresti disposto a rinunciare pur di avere successo?
Nelle tre stagioni fino ad ora disponibili - la quarta è in arrivo - la risposta a questa domanda appare fin troppo semplice. I villain di turno hanno commesso reati, peccano di arroganza e poca empatia, vedono l’altro come rivale o ostacolo e vivono la vita dall’alto del proprio privilegio, noncuranti della disperazione altrui e soprattutto, propria. Ma, dato che si tratta di un patto con il diavolo, le conseguenze arrivano presto: i segreti più oscuri vengono a galla, le scelte si fanno sempre più complesse e qualcuno è in agguato pronto a smascherare il finto eroe per mostrarlo nella sua vera natura. In White Lotus tutti i villain si mostrano per quello che sono: persone corrotte e in frantumi perché il potere, forse, logora proprio chi ce l’ha.

Fatta questa premessa, ci siamo chiesti guardando lo show, se fosse o meno possibile un’altra via. Molte cose nel mondo sono bianche o nere, altrettante però prevedono sfumature, sfumature in grado di fare la differenza. Proviamo a porci seriamente la domanda: cosa vuol dire avere successo?
Di norma, siamo abituati ad applicare una formula quantitativa per rispondere a questa domanda: ho successo se con x sforzo, ottengo y risultato. Ma sappiamo bene che la formula ha in sé numerosissime ed incontrollabili variabili e, secondo Mike White, ideatore della serie, è proprio dentro quelle variabili che si insinua la tentazione del compromesso morale, capace di garantire alla persona il controllo degli eventi.


Quello che noi abbiamo scoperto, nella nostra esperienza, è che forse è la formula stessa ad essere sbagliata. Invece di misurare il successo in termini quantitativi, abbiamo sperimentato che ribaltare la lettura, concentrandoci sul valore e non sulla quantità di obiettivi raggiunti, restituisce l’immagine del successo che ci interessa davvero.
Il primo punto che è emerso da questo ribaltamento - puntare sulla creazione di valore e non solo di numeri -, è che l’altro, che in The White Lotus è un rivale, diventa una risorsa, un alleato. Dal nuovo collega che entra in azienda portando sogni e aspirazioni, alla persona che sceglie i nostri abiti: quel che vogliamo offrire va ben oltre i numeri e si avvicina più ad un ideale.
Avere uno sguardo costruttivo che abbia come obiettivo generare valore, implica un rapporto di protagonismo e di scambio tra leadership e team, ponendo al centro il desiderio di costruire un rapporto fondato sulla consapevolezza dell’unicità della persona, in cui la diversità è accolta come elemento di crescita. In queste condizioni il dialogo diventa non solo possibile e sincero, ma agevola anche la scoperta di qualcosa di nuovo, di un modo nuovo di guardare al proprio lavoro.
La sfida che cerchiamo di portare con noi ogni giorno negli uffici, negozi e magazzini è quella di aiutarci ad aver chiaro il purpose che abbiamo come Gruppo, il desiderio cioè, che il nostro lavoro abbia un impatto positivo sulla realtà che ci circonda, vestendo il mondo di bellezza e accoglienza. Abbiamo notato quanto, vivere così il lavoro, riesca ad abbracciare tutto: dalle esigenze della persona all’impatto che desideriamo avere sul mondo che ci circonda.

Qualunque idea di successo che censuri o sacrifichi aspetti della persona è necessariamente scorretta come è evidente che non c’è successo possibile nel fantomatico patto con il diavolo: le conseguenze sono ben visibili nel mondo delle serie tv quanto nella grande letteratura. La realtà è ben diversa. Ci sono temi che viaggiano nel mondo del lavoro come se fossero utopie, dalla competizione sana, ad un modello di business che metta davvero la persona al centro.
È possibile davvero vivere il lavoro in questo modo? Noi pensiamo di sì, ma non senza impegno. E negli anni, ci siamo messi e continuiamo a metterci in gioco per tenere vivo il sogno del nostro fondatore, Vittorio Tadei, il suo desiderio di vestire il mondo di bellezza. E abbiamo capito che sarebbe davvero rimasto solo un sogno se non avessimo iniziato a viverlo partendo dai nostri uffici.
Mentre Mike White racconta il potere semplice, noi continuiamo ad interrogarci sull’ideale, scegliendo una strada forse più complessa, ma l’unico mistero da svelare, è solo quanto in là potremo arrivare se viaggiamo insieme.