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Influencer vs Creator, perché a vincere la sfida è chi crea valore
Non solo belle immagini e recensioni, l’approfondimento e la cultura sono la chiave di volta per conquistare il cuore del pubblico. Ma come risponde il mondo dell’impresa?

Se c’è una realtà davvero fluida, per dirla con le parole del filosofo Zygmunt Bauman, in grado di cambiare ed evolversi costantemente, rinnovando se stessa e i propri contenuti con una velocità spesso disorientante, è decisamente quella del web, o meglio quella dei social media. Le piattaforme di condivisione di contenuti fanno ormai parte della nostra quotidianità, sui social ci informiamo, ci affacciamo a realtà lontane dalla nostra, seguiamo ricette e tutorial. Tutto questo, grazie a volti e persone reali che, alle spalle di reel e post, ci mostrano fette sempre più consistenti di realtà, pronti a dispensare informazioni e preziosi consigli. Quei volti ci sono sempre più familiari, abbiamo imparato a conoscerli e abbiamo stabilito con alcuni di essi un rapporto di fiducia che orienta le nostre scelte. Ma prima di addentrarci in un viaggio attraverso i cambiamenti in atto nel panorama dei social, proviamo a fare un passo indietro e fissare delle coordinate che ci aiutino a distinguere tra i diversi attori che popolano la realtà virtuale.


Gli influencer dominano la scena dei social già da diversi anni ormai, al punto da rappresentare una delle professioni più ambite dalle più giovani generazioni, anche se altamente dibattuto per gli aspetti più controversi legati alla professione, come l’attrazione verso uno stile di vita che non sempre corrisponde a quanto mostrato sui social. Nonostante questo, attraverso la loro immagine e una certa familiarità conquistata a suon di recensioni e presenza costante nei feed di ciascuno di noi, si sono imposti come ambasciatori dei trend, dalla moda al make up al design, alla tecnologia. Senza il loro intervento, difficilmente un prodotto raggiunge la tanto agognata viralità. Ma come tutto, anche questa parabola nata nel mondo della comunicazione è destinata a cambiare. Se, ai loro esordi, agli influencer bastava semplicemente mostrare decine e decine prodotti, magari altamente desiderabili, e stili di vita iper patinati per ottenere consensi, oggi, in un contesto ormai saturo di immagini, racconti di perfezione e contenuti dal brevissimo ciclo di vita, la semplice narrazione “estetica”, non bastano più. E così, in tempi recentissimi, a vincere quella sfida che mette in palio la fiducia e l’attenzione del pubblico, sono arrivati loro: i content creator.
La definizione stessa del loro ruolo tra le varie piattaforme social lascia intendere dove risiede l’elemento che li distingue dai colleghi influencer: i contenuti. Che si parli di artisti, esperti di settore e divulgatori, ai creator spetta il merito di aver portato la cultura e l’informazione, in ambiti che spaziano dalla politica alla moda, sui quei piccolissimi schermi che portiamo nelle nostre tasche.

Stop alla visione passiva dei contenuti in cui la moneta di scambio ruotava semplicemente attorno ai like, con i creator, l’accento, posto sui contenuti, genera discussioni e dibattiti, crea nuove strade di conoscenza e apre nuove vie alla cultura e all’informazione. I creator privilegiano il rapporto basato sul dialogo e sullo scambio di informazioni e in virtù di questo, l'engagement è sempre vivo, mentre la curiosità trova terreno fertile in un circuito virtuoso che privilegia la sostanza, il contenuto al contenitore.
Sia chiaro, la leggerezza, l’arte di intrattenere, non sono sparite dai social, al contrario, come nei migliori programmi un tempo esclusiva della tv, i creator usano la competenza tanto quanto l’ironia per coinvolgere fette sempre più abbondanti di pubblico e, tra appassionati e neofiti, ogni argomento, ogni aspetto della realtà, diventa la base per la creazione di contenuti.
Il dado è tratto, il mondo dei social, dopo aver posto in palio il tempo dei suoi utenti, ha modificato (e lo ha fatto dal basso) i suoi parametri e dato il via ad una nuova ondata di viralità. Qualunque sia l’argomento che vi interessa, dalle scienze, alla cucina, dai viaggi alla letteratura, troverete almeno un volto a cui fare riferimento. La sfida sembra ormai vinta e, proprio dai social, uno dei media più controversi dell’ultimo decennio, arriva una consapevolezza nuova: per interessare davvero, per strutturare davvero un rapporto di fiducia, bisogna creare valore.
Ecco l’aspetto che ha acceso la curiosità in Teddy, quello stesso aspetto che da sempre costituisce il modo in cui guardiamo alla comunicazione così come alle nuove tecnologie; che si tratti di nuovi strumenti forniti dall’intelligenza artificiale, o nuove piattaforme per raccontare chi siamo, al centro va posto il rapporto tra le persone. Abbiamo chiaro che, prima del mezzo, viene l’obiettivo, e l’obiettivo è generare valore attraverso la nostra presenza e la condivisione della nostra esperienza, dei nostri valori e della nostra visione.
Che si tratti della nostra vita in ufficio o della comunicazione attraverso i nostri profili social, quello che continuiamo a chiederci è: come possiamo condividere con chi ci incontra ciò che ci sta davvero a cuore? In che modo possiamo, partendo da ciò che facciamo ogni giorno e dai luoghi in cui siamo presenti, promuovere un valore condiviso con collaboratori, clienti e partner?
Ciò che portiamo nelle nostre giornate sono la curiosità e il desiderio con cui guardiamo quello che ci circonda, interrogando ciò che accade e paragonandolo con la nostra storia, con il nostro purpose che oggi continua a muoverci: "vestire il mondo di bellezza e accoglienza, favorendo la realizzazione personale".

Così come i dati ci dimostrano che, ad oggi, gli influencer hanno ceduto il passo ai creator nella classifica delle pagine social più seguite dal pubblico, allo stesso modo l’esperienza quotidiana della vita in azienda ci dimostra che ciò che colpisce i nostri collaboratori e i nostri clienti è la possibilità di fare insieme un percorso volto a costruire qualcosa di autenticamente bello, che aiuti le persone a realizzarsi e capire meglio chi siamo, tutti insieme. La realtà virtuale è, dopotutto, uno specchio di quella che viviamo tutti i giorni e le strade da percorrere in rete non sono poi così diverse. Il pubblico, gli utenti, le persone, definiscono la meta e sta a noi decidere quali passi fare per raggiungerla: se in modo autentico e con il desiderio di costruire un rapporto tra impresa e pubblico, oppure rimanendo sulla superficie che, patinata o meno che sia, dopo un po’ ha ben poco da raccontare.