Se avete fatto un salto al cinema, o navigato nel mondo delle serie tv, avrete certo notato che mai come in questi anni l’offerta è sempre più ricca di sequel, spin-off e remake di successi d’altri tempi. Ma cosa è accaduto ai narratori? Sono davvero diventati incapaci di inventare nuove storie?
Ovviamente non è così e, navigando sul web, tra social e piattaforme di streaming, per fortuna sono ancora in molti i creativi che commettono un azzardo, proponendo al pubblico qualcosa di inedito e, soprattutto, di qualità.
La novità è sempre un rischio, soprattutto se comunicata senza trucchi, effetti speciali, nomi riconoscibili, ma se contaminata da una passione autentica, dalla qualità della narrazione, e soprattutto sincera, riuscirà sempre a trovare un suo spazio. Hemingway ne era convinto, e infatti una delle sue frasi più celebri riportava proprio l’immaginazione e la verità come le doti fondamentali di uno scrittore. Raccontiamo storie da sempre, il linguaggio, in tutte le sue espressioni, è la cifra distintiva dell’essere umano. Quella capacità di sintesi tra realtà e immaginazione è da sempre il motore della nostra evoluzione. Da lì nascono le più semplici invenzioni, fino a quelle che hanno rivoluzionato la civiltà. Spesso, la nostra contemporaneità, sembra andare in controtendenza ponendo una domanda ingannevole: in un mondo dove è stato detto tutto, mostrato tutto, cosa abbiamo ancora da scoprire?
Ed è qui che, per noi, a fare la differenza, è stata la nostra stessa esperienza. Abbiamo scoperto, semplicemente guardando, che la nostra realtà aveva qualcosa di interessante e di sempre nuovo da dire. La quotidianità del lavoro lascia traccia in ognuno di noi in termini di scoperte e piccole conquiste. Il rischio, se così si può definire, che abbiamo scelto di correre, è stato quello di condividere anche con i non addetti ai lavori, con chiunque incappasse nella nostra storia, tutto quello che negli anni abbiamo riconosciuto come eccezionale. Dal passaggio generazionale alle sfide tecnologiche, allo sguardo internazionale affiancata all’amore per il nostro territorio. Quello che è sempre stato davanti ai nostri occhi è diventato sempre più nuovo nella condivisione, nel rapporto tra noi, uomini e donne del Gruppo Teddy.
Abbiamo scelto modalità diverse per raccontarci, con la consapevolezza che ogni narrazione è anche un piccolo rischio: le storie pubblicate su Belong, dove raccontiamo chi siamo attraverso racconti diversi tra loro che ci ispirano, di cui, in un modo o nell’altro, ci sentiamo di appartenere; i tentativi di giudizio e approfondimento che proponiamo nella nostra newsletter Together, per fermarci a riflettere su ciò che viviamo ogni giorno; le voci dei nostri colleghi, che si raccontano in prima persona sui social, rendendo visibile quella parte di vita che spesso resta dietro le quinte.
Tutti questi racconti nascono da un desiderio: condividere ciò che abbiamo incontrato, che ci appassiona, che ci incuriosisce. Una spinta naturale a non tenerci tutto per noi, ma a trasformare l’esperienza individuale in qualcosa che parla anche agli altri.
E guardandoci intorno, abbiamo visto quanto la valorizzazione della propria realtà, il racconto e la condivisione delle esperienze, ha iniziato ad imporsi come desiderio in moltissimi contesti e realtà diverse. Dai podcast, ormai strumento imprescindibile di informazione per gran parte di noi, sono nati approfondimenti, prodotti dedicati alle storie dal mondo del lavoro, fino a nuove forme di intrattenimento dove content creator da tutta Italia, condividono e mettono a disposizione del pubblico le proprie risorse e la proprie esperienza.
E così via tra newsletter dedicate alle storie di chi fa impresa, di chi ha scoperto un nuovo approccio alle sfide della contemporaneità, a serie tv come The Bear o Scissione che puntano i riflettori proprio sulla vita professionale soggetta a continui scossoni. Ovunque, il rischio era dietro l’angolo, anche quello, oggi per noi più che familiare, del giudizio altrui espresso in termini di like, commenti, recensioni.
La domanda allora diventa: perché vale la pena rischiare? Perché il rischio è il solo modo di non cristallizzare anche la bellezza più evidente, perché solo rischiando si innesca quel cambiamento virtuoso in grado di dar vita ad una storia sempre originale, perché non si ripiega mai su se stessa. Noi abbiamo scelto di scoprirci nuovi ogni giorno e non uguali a quel che eravamo prima, abbiamo scelto la verità della realtà, e non la perfezione dell’immagine ideale. Abbiamo scelto di essere protagonisti della nostra vita, facendo della nostra storia un paragone vivo per chiunque ci incontri.