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Il Sogno di Vittorio e quello del Rinascimento: l'uomo al centro

Ci sono narrazioni che risvegliano la parte più profonda di noi: quella che sogna, che cerca, che immagina mondi nuovi. Luca Cena è tra coloro che sanno portare queste storie alla luce.

30/05/2025
  • SOGNO
  • VIAGGIO

Conosciuto per aver ridato voce ai libri antichi attraverso i social – con oltre 200 mila follower e milioni di visualizzazioni – Luca Cena non si limita a “raccontare” il passato: lo rende vivo, attuale, necessario. Lo fa anche su Whitelands, il suo progetto editoriale che mette in dialogo il tempo lungo della cultura con i linguaggi contemporanei.

È proprio questo approccio che rende il suo sguardo affine alla visione di Teddy. Perché il cuore del racconto che segue – dedicato all’Hypnerotomachia Poliphili, capolavoro del sogno e della rinascita umanista – parla anche di noi. Come Teddy, che guarda al passato per ispirare il presente e il futuro, infatti, anche questo libro affonda le radici nella tradizione per costruire visioni nuove e condivise, che partono da una prospettiva individuale e diventano poi patrimonio culturale comune.

Nel Rinascimento, il sogno non era fuga, ma scoperta. Era lo spazio in cui l’uomo – riscoperto come centro del sapere e della bellezza – intraprendeva un viaggio simbolico verso la verità, guidato dalla luce della conoscenza e dall’amore. È la stessa idea di sogno che ha ispirato Vittorio Tadei: immaginare un’impresa che metta al centro la persona, che parta da visioni alte per costruire un presente più umano e condiviso. Un'impresa in cui il lavoro non sia solo produttività, ma percorso di senso, relazione e crescita: valori che oggi Teddy traduce concretamente in una cultura aziendale basata sull'appartenenza e sull'imprenditorialità personale. Proprio come Polifilo, anche Teddy insegue una meta che non è solo materiale, ma esistenziale.

 

 

 

 

 

Questo testo, allora, è più di un’esplorazione letteraria: è un invito a sognare in grande, a riscoprire il valore della bellezza, dell’amore e della conoscenza come strumenti di trasformazione collettiva. Un sogno che, come quello di Vittorio Tadei, nasce da un’idea antica e si proietta con forza nel nostro tempo. In azienda, questa proiezione si traduce nella creazione di una comunità professionale viva, in cui ciascuno può sentirsi parte di un cammino comune e allo stesso tempo unico, come in un grande viaggio collettivo.

 

Il Sogno di Vittorio e quello del Rinascimento: l’uomo al centro

Una delle più potenti forze motrici sia nella sfera individuale che in quella collettiva è rappresentata dal sogno. Il sogno inteso come ispirazione imprenditoriale e capacità di immaginare una versione migliore di sé stessi e della realtà che ci circonda, questa era l’intuizione di Tadei che ambiva a strutturare un’azienda capace di evolversi partendo dalla provincia ma con una visione che sorpassasse la mera logica del profitto, dando valore all’intera collettività. In questa prospettiva, le opere letterarie contraddistinte da una narrazione e dimensione onirica offrono un sensazionale spunto di riflessione.  Così come la Hypnerotomachia, ad esempio, anche l'impresa sognata da Vittorio nasce da una visione che travalica l’evidente, e si rivolge a ciò che è possibile solo se prima immaginato.

 

La letteratura ha da sempre attinto alla forza enigmatica e simbolica dei sogni, fin dalle epoche più antiche alcuni tra i più grandi scrittori hanno tratto dall’inesauribile universo onirico l’ispirazione per esplorare la profondità dell’animo umano. Desideri, paure recondite e ambizioni impossibili  sono state rappresentate da costruzioni allegoriche potenti e suggestionanti. Il terreno fertile di quella terra a metà tra la realtà e l’illusione ha permesso di creare mondi fantastici, indagini filosofiche e morali, percorsi interiori complessi e irraggiungibili se non con l’espediente del sogno narrato.

Così nacque l’Hypnerotomachia Poliphili, capolavoro di linguistica e simbolismo. Venne stampata a Venezia nel dicembre del 1499 da uno degli stampatori più visionari del rinascimento italiano, Aldo Manuzio. Il titolo è già di per sé evocativo: composto da un neologismo greco che si può tradurre con “La battaglia d’amore in sogno di Polifilo” (hypnos/sonno, eros/amore e mache/battaglia). Il testo viene riconosciuto come uno dei primi esempi letterari interamente dedicati al tema del sogno.

 

 

 

 

 

Il testo ci è pervenuto anonimo ma con un indizio giocoso da interpretare, infatti l’acrostico delle prime lettere dei 38 capitoli rivelano, seppur in modo criptico, il nome dell’autore e il suo profondo amore per la protagonista femminile: Poliam Frater Franciscus Columna Peramavit (Frate Francesco Colonna amò moltissimo Polia). 

Pollifilo intraprende un viaggio onirico alla ricerca della sua amata, Polia, attraversando un percorso allegorico che per molti aspetti richiama la struttura e il significato del viaggio dantesco della Divina Commedia. Questo cammino simbolico richiama da vicino il percorso di chi in Teddy si mette in gioco per cercare una propria realizzazione personale: come Polifilo, infatti, chi lavora in Teddy è chiamato ad attraversare sfide e momenti difficili che, se superati, forniscono un senso più compiuto al nostro lavoro quotidiano.

Immerso nelle intricate pieghe del sogno, Polifilo si inoltra in un mondo fantastico descritto grazie a descrizioni minuziose di antiche rovine, monumenti misteriosi, edifici enigmatici, geroglifici, giardini e fontane di incredibile bellezza.

 

 

  

 

 

La prosa è artificiosa, spesso condita da neologismi greci o latini, un abile stratagemma narrativo che spinge il lettore in un’atmosfera di sospensione e meraviglia. Il senso di stupore che riesce a trasmettere l’Hypnerotomachia è anche dovuto al suo maestoso apparato iconografico. 170 xilografie, alcune delle quali a piena pagina,  si integrano perfettamente al testo suggestionando la lettura e garantendo una vera e propria esperienza di lettura immersiva. La coerenza tra immagini e parole è così evidente che alcuni studiosi hanno ipotizzato che possano essere opera dello stesso Francesco Colonna, altri invece hanno avanzato nomi prestigiosi come Andrea Mantegna, Raffaello, il Bordone e Giovanni Bellini. Proprio grazie all’eccezionale qualità delle immagini l’opera è da sempre considerata come il più bel libro antico illustrato. Anche in Teddy la coerenza tra visione e azione, tra valori dichiarati e pratiche quotidiane, è fondamentale. La cultura aziendale non è solo “detta”, ma vissuta, mostrata, illustrata.

Il viaggio di Polifilo alla disperata ricerca di Polia non è semplicemente un racconto di fantasia ma un percorso iniziatico che conduce l'uomo dall’oscurità alla luce, intesa come la conoscenza (virgiliana si potrebbe facilmente aggiungere). Lo smarrimento all’interno di un’oscura selva rappresenta l’inizio del cammino, simbolo dell’impurità del vivere umano che ostacola l’ascesa verso la purezza dell’anima. Sarà l’invocazione del padre della luce, la divinità suprema, a dissolvere le tenebre: «Ed ecco che la caligine si dipana e agli occhi interiori appare un ruscello, cui però non ci si può dissetare perché distratti da un canto lontano». Un’immagine che risuona profondamente con la visione di Vittorio Tadei, che ha sempre concepito l’impresa come luogo di crescita interiore oltre che economica. In Teddy il lavoro è un mezzo per la “luce”: intesa, per noi, come quella della consapevolezza personale e comunitaria, della dignità e dell’appartenenza.

Avanzando nel sogno Polifilo giunge alla visione antica della natura, incarnata dalla dea Venere, madre di tutte le cose, e dal suo irresistibile figlio Amore. Ecco che amore e bellezza diventano le guide del suo percorso accompagnando l’uomo e salvandolo dalle visioni oniriche e distorte causate dalla privazione dell’elemento amato e perduto, Polia.

 

Il protagonista ci spinge con lui nelle tenebre ma la luminosità è crescente, i luoghi visitati acquistano sempre più senso man mano che ci si avvicina al regno di Venere. La progressiva illuminazione rappresenta il cammino dell’anima verso la purificazione e la conoscenza, nonostante i momenti di smarrimento nel buio non abbandonino mai Polifilo, segno evidente del fatto che l’anima durante il suo viaggio erra e viene attratta dal corpo e dalla materia dalle quali, necessariamente, deve liberarsi per accedere allo scopo ultimo della sua fatica.

Sogno quindi come palcoscenico della lotta interiore tra le aspirazioni spirituali e le seduzioni terrene, la purezza dell’amore vero da raggiungersi sfidando le illusioni e i legami materiali. Il sonno stesso viene descritto come il luogo in cui il corpo raggiunge l’anima, avvicinandola quasi completamente, in una sorta di universo parallelo in bilico tra realtà e immaginazione, ciò che siamo e ciò che desideriamo.

Con il risveglio di Polifilo termina questo straordinario racconto e un sospiro d’addio all’amata sognata informa il lettore di una risposta che l’autore non ha la presunzione di dare. La redenzione dell’uomo sembra esigere la scomparsa del suo desiderio, ma che uomo sarebbe quello che non desidera? 

L’Hypnerotomachia Poliphili giunge a noi come un’opera poliedrica, vivace e affascinante che, attraverso il sogno, esplora temi universali come l’amore, il desiderio, la ricerca della conoscenza e il complicato rapporto tra corpo e anima. 

Una continua ricerca di sé stessi e del significato delle nostre vite che, forse proprio grazie ai sogni, trovano il modo di proiettare la propria ispirazione verso e per un futuro migliore. È questa la grande eredità del sogno di Vittorio: un’azienda che non teme di interrogarsi su cosa significhi davvero “costruire futuro” insieme, e che riconosce nel sogno – anche quello più visionario – una delle sue radici più concrete.